quelle che mi piacciono di più







- tutte le ‘nasone’
- fontanella del Putto, di vicolo del Cefalo, all’angolo tra via Giulia e il vicolo
- fontanella di via Lata (1581), detta del facchino, una delle antiche ‘fontane parlanti’ (Pasquino, Marforio, Abate Luigi, Madama Lucrezia). C’era una targa latina ora perduta che diceva: “Qui giace Abbondio Rizzi, coronato sotto le pubbliche grondaie, facchino valentissimo nel legare fardelli. Portò quanto peso volle, visse quanto poté; però un giorno mentre portava un barile di vinoo in ispalla, ed uno in corpo, contro sua voglia morì.”
- fontana di piazza Mattei, detta delle tartarughe, di Giacomo Della Porta, meravigliosa. Nella piazza, nel 1595, i guantai si unirono in corporazione con sede in questa piazza insieme a mercanti, merciai, profumieri, pellai, setaioli, banderari, trinaroli e berrettai. Ancora oggi sono attivi qualche merceria e qualche negozio di stoffe, ma il popolo delle sarte sta davvero scomparendo.
- fontana del Sileno o del Babuino di via del Babuino.
- fontanine di piazza del Popolo, dei sarcofagi, sulla porta del Popolo.
- fontanella della Pigna a piazza San Marco.
- fontana di Ripa Grande, di fronte alla facciata dell’ex Istituto San Michele
- fontane delle Quattro Fontane, all’incrocio tra via delle Quattro Fontane con via Venti Settembre dal quale si vedono i tre obelischi ‘sistini’, la facciata di Porta Pia e il ‘rettifilo’ da Santa Maria Maggiore a Trinità dei Monti.
- fontana delle Rane a piazza Mincio, su disegno di Gino Coppedè, con vasca e vaschette e rane che spruzzano acqua che in certe ore del giorno formano piccoli arcobaleni di luce.
- fontanella di piazza San Salvatore in Lauro, la cui epigrafe è rimasta nell’atrio del palazzo Valdina Cremona al 17 di via dei Prefetti e diceva: “Come la lupa mansueta diede ai gemelli dolce latte, così il lupo fattosi mite qui presso ti dà l’acqua che scorre perennemente e che è più dolce dello stesso latte, più pura dell’ambra, più fredda della neve. Perciò da qui portino a casa l’acqua nell’anfora ben pulita i ragazzi, i giovani e le donne anziane. E’ proibito bere a questa fontanella ai cavalli e agli asini; e neppure il cane e la capra vi bevano con il lurido muso”.
- fontana della rampa di San Sebastianello, col sarcofago della donna.
- fontanella di via della Scrofa, frammento di bassorilievo di cui si parla nel 1445
- fontana di piazza di Spagna, detta ‘la Barcaccia, di Pietro e Gian Lorenzo Bernini, a ricordo della piena del Tevere del 1598.
- fontanella di piazza di Trevi, detta ‘degli innamorati’ o ‘dei fidanzati’, a destra della grande fontana di Trevi. Tradizione diceva che se le coppie bevono a quella fontanella rimangono sempre fedeli e si riferiva alla partenza del fidanzato, per esempio per il servizio militare. La sera prima della partenza, la ragazza riempiva di quell’acqua un bicchiere ancora nuovo, mai usato, offrirlo da bere al fidanzato e subito dopo rompere il bicchiere. Il ricordo della ragazza rimasta in città sarebbe durato per sempre.
- fontanina del Cane a via Veneto, sul lato dell’Hotel Ambasciatori vicino all’ingresso del bar dove lavorava il barman Charlie, che fece costruire la fontanina per far bere i suoi due grossi cani e i cani di passaggio.
- fontana degli Artisti a via Margutta.
- fontana del Sileno o Babuino a via del Babuino.
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